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La Finanziaria e gli Enti locali

Scure su consiglieri e assessori

Le Regioni potranno cancellare le comunità montane. Processi più cari

Via a un piano straordinario di centomila controlli sull'invalidità. Un miliardo al Welfare

Tre miliardi per le imprese

La riunione tecnica ad alto livello si è tenuta ieri. A via XX settembre, infatti, il direttore generale del ministero dell'Economia, Vittorio Grilli, ha convocato tutti gli interessati al battesimo del fondo a partecipazione mista finalizzato alla patrimonializzazione delle piccole e medie imprese.

2009-10-29

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2009-11-29

Le Regioni potranno cancellare le comunità montane. Processi più cari

Via a un piano straordinario di centomila controlli sull'invalidità. Un miliardo al Welfare

La Finanziaria e gli Enti locali

Scure su consiglieri e assessori

di BARBARA ARDÙ

La Finanziaria e gli Enti locali Scure su consiglieri e assessori

Giulio Tremonti

ROMA - Una sforbiciata a consiglieri provinciali, comunali e assessori nonché la possibilità per le Regioni, di sopprimere le comunità montane, che dal prossimo anno non riceveranno più un soldo dallo Stato. La scure sulla politica locale entra in Finanziaria con un emendamento del governo. È un anticipo del Codice delle autonomie, il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri il 19, che riordina le funzioni degli Enti locali e tende a eliminare i "doppioni".

Un'accelerazione voluta dal ministro dell'Economia Tremonti, ma non condivisa da tutti. Critiche le ha già espresse il ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto, che continua a seguire una strada diversa, tenendo aperto il dialogo con gli enti locali. E già protestano Legautonomie e Uncem, l'Unione delle comunità montane. Ma tant'è il taglio delle poltrone è buono per reperire nuove risorse.

Otto miliardi vale il pacchetto dei dieci emendamenti presentati dal governo alla Camera sulla Finanziaria, che dalla prossima settimana arriverà in Commissione bilancio. Quattro miliardi arrivano dallo scudo fiscale (dunque si aggiungono ai circa quattro della manovra uscita dal Senato), mentre il restante è coperto da spostamenti di risorse da un capitolo all'altro (non sono soldi freschi) o da risparmi. Spese non coperte all'interno dalla manovra complessiva "non ci saranno", ha dichiarato il viceministro all'Economia Giuseppe Vegas. "Gli interventi disposti con gli emendamenti alla Finanziaria alla Camera - ha aggiunto Vegas - traggono copertura dal cosiddetto scudo fiscale".

La scure non s'abbatte solo sugli enti locali. È in arrivo una stretta sui falsi invalidi, contenuta già nel pacchetto sul welfare: nel 2010 scatteranno 100mila verifiche aggiuntive da parte dell'Inps sulle pensioni di invalidità civili. È da qui che il governo tenta di reperire parte delle risorse per gli ammortizzatori sociali. Dai primi conti il governo pensa di fare cassa per circa 150 milioni.

Nuovi fondi per la giustizia dovrebbero invece arrivare dalla rimodulazione del cosiddetto "contributo unificato", la tassa per le spese degli atti giudiziari, che ha sostituito qualche anno fa tutte le imposte previste per i procedimenti penali, civili e amministrativi. Alcuni ne rimanevano esclusi, la Finanziaria vorrebbe invece tassarli. Pochi euro che però, moltiplicati per il numero di cause lieviterebbero.

I soldi per ambiente, carceri, Ponte sullo Stretto di Messina, Roma capitale, dovrebbero invece arrivare spostando risorse da una parte all'altra. Un miliardo dovrebbe andare per l'ambiente. Dalla vendita degli immobili della Difesa uscirebbero invece i fondi per Roma capitale, circa 600 milioni di euro, per il Ponte sullo Stretto (500 milioni) e per la giustizia, capitolo che pesa complessivamente circa 1,2 miliardi. Soldi che comprendono anche il piano carceri (500 milioni) che però è coperto con parte delle risorse dello scudo fiscale. A finanziare la giustizia servirà pure la norma che prevede la vendita degli immobili confiscati alla mafia.

Nel pacchetto messo a punto dal governo troverebbero spazio anche gli sgravi alle banche, che erano stati promessi dal ministro Tremonti dopo la firma dell'accordo sulla moratoria sui debiti delle piccole e medie imprese.

Non ci sono ancora indicazioni su come verranno ripartiti invece i 3,7 miliardi dello scudo fiscale che serviranno per finanziare le missioni di pace, le scuole private, l'università e la scuola (compresi i libri di testo), oltre alla proroga del 5 per mille. Percentuali esatte al momento non ci sono ed è probabile che i dettagli siano inseriti in un maxiemendamento su cui stanno lavorando governo e maggioranza.

© Riproduzione riservata (29 novembre 2009)

 

 

 

 

 

 

Sacconi sul 'pacchetto welfare': "Impegno prioritario per sostenere il reddito delle persone costrette all'inattività". Cause, aumenta il 'contributo unificato'

Finanziaria, 100.000 verifiche Inps

E dal 2010 via le comunità montane

Soppresso inoltre il difensore civico del Comune, rimane quello delle province

Vegas: "Gli emendamenti traggono copertura dallo scudo fiscale"

Finanziaria, 100.000 verifiche Inps E dal 2010 via le comunità montane

Il ministro Sacconi con il presidente Napolitano

ROMA - Gli emendamenti alla Finanziaria che il governo ha presentato in commissione Bilancio sarebbero circa 10. Dentro c'è la destinazione delle risorse in arrivo con lo scudo fiscale. Tra le principali novità, la soppressione delle comunità montane: lo prevede un emendamento del governo alla legge Finanziaria riguardante il Codice delle autonomie. Completato inoltre all'interno della Finanziaria il pacchetto welfare, che tra le altre cose prevede, a partire dal 2010, le 100 mila verifiche aggiuntive sulle invalidità civili.

Le verifiche dell'Inps. "Per l'anno 2010 l'Inps effettua in via aggiuntiva all'ordinaria attività di accertamento della permanenza dei requisiti sanitari e reddituali, un programma di 100.000 verifiche nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile", si legge nel testo del documento.

L'attività di verifica sulle invalidità dovrebbe consentire allo Stato di recuperare 50 milioni di euro. Il documento del governo indica, infatti, questa partita tra gli oneri necessari per coprire il pacchetto welfare. In particolare una quota di 150 milioni di euro è compresa nel totale di 975 milioni che 'costa' il pacchetto nel 2010. Per questi 150 milioni la copertura arriva dai commi 89 e 90: il primo prevede una riduzione di 100 milioni per il 2010 del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, il secondo è quello che, invece, dispone il piano aggiuntivo di verifiche sui beneficiari di invalidità civile.

Sacconi sul pacchetto welfare. "L'annunciato completamento della manovra in relazione alla verifica delle entrate ha un evidente e significativo contenuto sociale. - spiega il ministro del Welfare Maurizio Sacconi - Il governo e la maggioranza parlamentare, in termini collegiali, a partire dal ministro dell'Economia, hanno confermato l'impegno prioritario a sostenere il reddito delle persone costrette all'inattività".

Il pacchetto welfare all'interno della Finanziaria, annuncia inoltre Sacconi, prevede la "proroga degli ammortizzatori sociali 'in deroga' flessibilmente disponibili per i lavoratori e le imprese che non hanno titolo per quelli ordinari, nuovi interventi in favore dei collaboratori a progetto e misure rivolte al reimpiego dei disoccupati, con particolare riguardo agli ultracinquantenni, e allo sviluppo dell'apprendistato, come anche la prosecuzione della fiscalità agevolata per le parti premiali del salario dei lavoratori decise nella dimensione aziendale o territoriale".

Via difensore civico Comune. Sarà soppressa la figura del difensore civico comunale. Lo stabilisce un emendamento alla Finanziaria presentato dal governo. Le funzione dei difensori civici comunali potranno essere attribuite ai difensori civici della Provincia nel cui territorio rientra il relativo Comune, che assumono la denominazione di 'difensori civici territoriali'.

Soppresse le comunità montane. A partire dal 2010, le leggi regionali potranno prevedere la soppressione delle Comunità montane, isolane e di arcipelago. Lo prevede un emendamento del governo alla legge Finanziaria riguardante il Codice delle autonomie. Da quando entrerà in vigore la Finanziaria, lo Stato cesserà di concorrere al finanziamento delle Comunità montane.

Vegas: "Nuove spese coperte da scudo". E intanto il viceministro all'Economia Giuseppe Vegas precisa, in merito all'ammontare della Finanziaria, che "gli interventi disposti con gli emendamenti alla Finanziaria alla Camera traggono copertura dal cosiddetto scudo fiscale. Non ci saranno ulteriori spese non coperte all'interno della manovra complessiva".

Aumentano spese giudiziarie. Aumenta il cosiddetto "contributo unificato", vale a dire la tassazione per le spese degli atti giudiziari che ha sostituito qualche anno fa tutte le imposte previste per i procedimenti penali, civili ed amministrativi. Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari si tratterebbe di pochi euro, che tuttavia andrebbero moltiplicati per tantissime cause. La misura, riferiscono le medesime fonti, potrebbe servire a coprire in parte le risorse necessarie per questo capitolo. Ma anche rappresentare un freno all'affollamento dei tribunali.

 

(28 novembre 2009)

 

 

 

 

 

 

Fiat la farà in Usa. Epifani: tremila posti in meno se chiude Termini

Martedì parte il confronto tra il ministro Scajola e il numero uno di Fiat Marchionne

L'auto elettrica

resta senza incentivi

di SALVATORE TROPEA

L'auto elettrica resta senza incentivi

Bolloré e Pininfarina con il prototipo dell'auto elettrica

TORINO - C'è anche la partita dell'auto elettrica a complicare il rapporto tra Fiat e governo alla vigilia dell'incontro di martedì tra Sergio Marchionne e Claudio Scajola prima tappa di avvicinamento alla riunione del Lingotto con le parti sociali. Il rinnovo degli ecoincentivi, peraltro ancora non deciso a un mese dalla loro scadenza, non prende in considerazione le vetture a propulsione elettrica e questa esclusione allarma i sindacati tra i quali corrono voci sempre più insistenti sul fatto che Fiat tenda a drammatizzare i colloqui mettendo sul tavolo del governo un pacchetto di esuberi che va ben oltre il caso dello stabilimento siciliano.

All'origine della decisione del governo c'è la mancanza di risorse e dunque la necessità di contenere la spesa. Ma è questa una scelta che si scontra con la linea che stanno seguendo molti altri paesi produttori di automobili. A cominciare dalla Francia di Sarkozy che ha messo a disposizione 1,5 miliardi di euro per la realizzazione di una rete di stazioni di ricarica più 900 milioni per agevolare l'acquisto di auto elettriche da parte di enti pubblici.

L'Inghilterra ha messo in conto 400 milioni di sterline per gli incentivi all'acquisto di vetture e 30 milioni per la rete di ricarica. In Germania sono stati stanziati 500 milioni di euro. In Spagna è stato creato un fondo di 8 milioni di euro. Negli Stati Uniti è già attivo uno stanziamento di 30 milioni di dollari fino al 2010 più ingenti agevolazioni messe a disposizione dai singoli stati. Di suo l'Unione Europea ha stanziato da poco 30 milioni di euro per contribuire alla creazione di una rete di ricarica.

Nel 2009 le vetture elettriche che in Italia hanno usufruito degli ecoincentivi sono state meno di un centinaio e si calcola che su 35 milioni di auto circolanti nel paese quelle elettriche siano poco più di un migliaio. Se l'esclusione del governo ha poco peso sul piano numerico assume però importanza e diventa una scelta politica che spiazza l'Italia e che in qualche modo spiega l'orientamento di Marchionne a sviluppare in casa Chrysler l'auto elettrica.

Una decisione quest'ultima che i sindacati interpretano come un ulteriore segnale di disimpegno della Fiat. Senza contare che, come fa notare il segretario della Fiom torinese Giorgio Airaudo, una scelta del Lingotto in questo campo potrebbe essere facilitata anche dalla presenza a Torino della Pininfarina che l'auto elettrica l'ha già realizzata in collaborazione col francese Vincent Bollorè ma potrebbe non trovare uno sbocco per le difficoltà finanziarie in cui si dibatte l'azienda.

Per i sindacati la Fiat, con poco sforzo potrebbe farsi avanti e manifestare interesse all'auto elettrica della Pininfarina, evitando anche che la maggiore attenzione del governo francese convinca Bollorè a rientrare in patria abbandonando Torino. Il Lingotto sinora non ha mostrato alcun interesse. Ma potrebbe farlo se la richiesta venisse anche da parte del governo che in questi giorni sta alzando il tiro nei confronti della Fiat alla quale, con riferimento alla questione di Termini Imerese, rimprovera di essere tra i grandi produttori dell'auto quello che vende nel proprio paese un numero di vetture di gran lunga inferiore a quelle che nello stesso produce. Un'anomalia sulla quale insiste anche il sindacato.

"Quando lo scorso anno ha varato il provvedimento sulla rottamazione" ha detto ieri Guglielmo Epifani, partecipando a una giornata di mobilitazione a Messina "il governo avrebbe potuto chiedere certezze per gli stabilimenti di Termini e Pomigliano d'Arco". L'occasione per farlo potrebbero essere i prossimi incontri da martedì in avanti. "Se si chiude Termini - ha spiegato il segretario Cgil - non è che risorge un altro stabilimento in grado di dare lavoro direttamente o indirettamente a tremila persone. Si perde lavoro, si perde occupazione, si perde reddito".

© Riproduzione riservata (29 novembre 2009)

 

 

Intervista al neosegretario del Partito democratico

"Il No-B day? Non è una sfida al Pd, molti di noi ci saranno"

Bersani: "Dialogherò sulle riforme

solo se cade il processo breve"

di GOFFREDO DE MARCHIS

Bersani: "Dialogherò sulle riforme solo se cade il processo breve"

Pierluigi Bersani

ROMA - "Il processo breve è un'aberrazione agli occhi dei cittadini. Non accelera i procedimenti giudiziari, li abolisce. Perciò si parte da qui. Berlusconi ritiri la norma, poi si può avviare un confronto sulle riforme". A pochi giorni dal No-B day il neosegretario del Pd Pierluigi Bersani conferma la sua linea: le riforme ci vogliono ma senza leggi ad personam. E sulla piazza anti-Cavaliere dice: "Le parole d'ordine e i promotori sembrano mutati. Se sarà così e nessuno ci metterà il cappello andranno i nostri militanti e i nostri dirigenti".

Giorgio Napolitano chiede di fermare lo scontro tra le istituzioni e "più autocontrollo nelle dichiarazioni". Ce l'ha con i magistrati o con Berlusconi?

"L'iniziativa del presidente della Repubblica ha un rilievo particolare e inusuale. Io la interpreto così: in piena crisi sociale si rischia un avvitamento della politica che coinvolge e contrappone pilastri costituzionali. Questa è la sua preoccupazione. E ognuno dà la sua riposta. La nostra è: il governo ritiri il provvedimento che cancella i processi. Subito dopo si apra un confronto nelle commissioni parlamentari, a partire dalla bozza Violante, su una riforma che superi il bicameralismo perfetto, riduca il numero dei parlamentari e riveda i poteri reciproci di governo e parlamento. In quel contesto si possono affrontare anche le questioni del rapporto sistemico tra esecutivo, Parlamento e magistratura".

C'è anche il problema della magistratura?

"Il problema c'è e non ha trovato un punto di equilibrio in tutti questi anni. Ma non va risolto con leggi occasionali, con meccanismi ad personam che fanno deviare totalmente dall'obiettivo. Del resto, se ho ben interpretato, questo è anche l'invito del capo dello Stato. Non procedere mettendo "pezze a colori", ma inquadrando le riforme in un discorso di sistema. Aggiungo un mio personale suggerimento: accompagnerei il confronto parlamentare con risposte sui temi economici e sociali. In modo che chi è su quella trincea non si senta bypassato, isolato o peggio abbandonato".

Andando al sodo, se arrivasse un avviso di garanzia per mafia Berlusconi dovrebbe dimettersi?

"Non faccio scenari del genere, c'è già abbastanza frastuono. Mi limito a dire che quando il presidente del Consiglio fa battute su Cosa nostra abbatte valori e principi radicati profondamente nella coscienza del Paese. Il premier non può ridere della mafia".

Al di là delle leggi ad personam, ci si può mettere al tavolo con Berlusconi?

"Un partito riformista vuole le riforme. Naturalmente partendo dalle sue proposte. Il Pd ha intenzione di rafforzare il sistema parlamentare contro le derive plebiscitarie e populiste. Pone al centro la riforma elettorale contro una legge che consente di nominare i parlamentari. La risposta alla domanda comunque è: sì, noi le riforme le vogliamo. Ma la destra usa questa parola come un mantra per coprire soluzioni improvvisate e strumentali".

Se il processo breve andasse in porto, Napolitano dovrebbe rinviare la legge alle Camere?

"Per il lavoro del presidente della Repubblica c'è bisogno di silenzio e rispetto. Ognuno fa il suo mestiere e Napolitano fa bene il suo".

L'ex capo dello Stato Ciampi però si è sbilanciato: la firma va negata.

"Se fosse stato ancora al Quirinale sono convinto che anche lui avrebbe gradito il silenzio del segretario del maggiore partito di opposizione".

Circolano le prime indiscrezioni sulla manovra economica. Si vede qualcosa di buono?

"Manca l'essenziale. Nessuna manovra che non affronti tre punti, detrazioni fiscali per i redditi medio bassi, interventi veri sulle liquidità alle imprese, investimenti per gli enti locali che non possono spendere un euro e sono invece gli unici organismi in grado di far ripartire l'economia, coglie davvero nel segno. Tremonti venga in Parlamento ammettendo che il problema delle risorse esiste e con qualche idea. Se ce l'ha, siccome governare è una rosa con le spine di qualche spina possiamo farci carico anche noi".

Come fa un segretario eletto da tre milioni di persone a snobbare una manifestazione, il No-B day, cui hanno aderito centinaia di migliaia di cittadini e che nasce dalle associazioni, dalla società civile, non dai partiti?

"Una premessa: se si dice Berlusconi sì o no, dico no. Ma questo è il terreno che preferisce lui. Il terreno più favorevole a noli invece è: siamo sempre sui problemi mai sui problemi nostri. Su questa base faremo a dicembre la nostra campagna. Detto questo, non ho mai guardato al 5 dicembre con ostilità o sufficienza. Osservo anche mutazioni evidenti in quel corteo, sia dal punto di vista dei promotori che delle parole d'ordine. Sembrava essere nata più per strattonare il Pd che Berlusconi. Ora forse appare un'altra cosa. Un'iniziativa dei movimenti e non dei partiti. Se nessuno ci mette il cappello, se nessuno punta a creare una frattura delle opposizioni facendo un regalo al premier, saranno presenti militanti e dirigenti democratici".

Una delegazione ufficiale del Pd?

"Questi formalismi sono vecchi. Non esiste più la delegazione".

E il segretario parteciperà?

"Non sono l'unico dirigente del Pd e non voglio mettere il cappello sul corteo".

Potrebbe essere un modo per svicolare. Ma è vero che molti considerano la sua segreteria lontano dal leaderismo. Un bene o un male?

"L'ho detto subito: farò il leader a modo mio. E lavorare in collettivo è il mio modo. Ho spiegato che c'è bisogno di tutti e tutti devono far crescere una nuova generazione. Sono segretario da sole tre settimane e abbiamo messo 25 quarantenni in altrettanti ruoli chiave del partito. Non era mai successo prima. Il resto sono chiacchiere. Abbiamo già fatto due direzioni con 50 interventi. La famosa unità del partito si realizza nella discussione e nella trasparenza. Per un partito senza padroni non c'è altro modo di farlo lavorare utilmente per il Paese".

In nome dell'accordo con l'Udc è giusto sacrificare, candidandoli alle regionali, due amministratori appena eletti: Emiliano in Puglia e Zingaretti nel Lazio?

"Stiamo cercando alleanze larghe e di progresso per essere alternativi alla destra. Il Pdl fa i suoi conti trionfalistici sulla base dell'ultime europee. Ma noi siamo ben più forti di quei dati e combatteremo ovunque. Senza sacrificare nessuno, cerchiamo solo schieramenti più larghi. Nel Lazio credo che questo obiettivo si possa raggiungere a prescindere dalla figura di Zingaretti. In Puglia dobbiamo costruire un tavolo più grande di forze che ci consenta di far emergere una candidatura vincente".

I vostri ritardi però hanno fatto parlare Casini di inutilità del Pd. Anzi, della sua inutilità.

"Il punto non essere utile o inutile. Noi abbiamo una proposta generale, l'Udc segue la via delle geometrie variabili. Intendiamoci, la cosa non è impensabile. Se ragioniamo in chiave federalista, è giusto che scelgano i territori. Ma il dove, il come e la misura non può deciderla uno solo, cioè Casini. Diciamo che l'eccesso di pregiudiziali non aiuta. Comunque la discussione va avanti. E avremo dei risultati positivi".

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Tre miliardi per le imprese

di Rossella Bocciarelli

28 novembre 2009

La riunione tecnica ad alto livello si è tenuta ieri. A via XX settembre, infatti, il direttore generale del ministero dell'Economia, Vittorio Grilli, ha convocato tutti gli interessati al battesimo del fondo a partecipazione mista finalizzato alla patrimonializzazione delle piccole e medie imprese.Dall'incontro è uscito il disco verde a procedere operativamente già dalla prossima settimana, definendo la corporate governance della Sgr che sarà chiamata a gestire il Fondo, fortemente voluto dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Il fondo salvaimprese coordinato dal Tesoro sarà presentato "in tempi rapidi" e probabilmente "prima di Natale" ha confermato ieri anche Gaetano Micciché, responsabile corporate di Intesa Sanpaolo. "Siamo a un ottimo punto - ha dichiarato a proposito del fondo che vede coinvolte Intesa Sanpaolo, UniCredit, Mps e la Cassa Depositi e Prestiti - E' stata definita la struttura dell'iniziativa, coinvolgeremo adesso Confindustria e Abi e poi andrà avanti la fase realizzativa che vedrà un momento di presentazione alla stampa in tempi rapidi, prima di Natale". Micciché ha inoltre precisato che il progetto prevede un unico fondo per il sostegno alle Piccole e Medie imprese. L'idea del ministro Tremonti è quella di poter emulare in futuro le mosse della Caisse de Depots (per l'appunto l'equivalente della nostra Cassa depositi e prestiti) che ha firmato un accordo quadro di cooperazione con la Cina e mira alla la costituzione di un fondo di private equity per il sostengo delle pmi, con la partecipazione al capitale della China Development bank. Intanto, però, si partirà con la presenza e il capitale delle banche italiane. Accanto agli esperti del ministero (oltre a Grilli era presente il dirigente generale del Tesoro Andrea Montanino) e della Cassa depositi e prestiti rappresentata dall'amministratore delegato, Massimo Varazzani, al meeting di ieri a via XX settembre c'erano i dirigenti delle tre banche pronte a partire nel gruppo di testa del costituendo fondo di private equity: Unicredit (rappresentata da Piergiorgio Peluso, responsabile delle attività di investment banking) Intesa San Paolo (con Miccichè);il terzo gruppo bancario che sarà nel gruppo di testa dei soci, il Monte dei Paschi di Siena ieri era rappresentato dal suo vicedirettore generale e responsabile della direzione corporate banking, Antonio Marino. Gli esperti hanno presentato il progetto ai responsabili delle due associazioni che dal punto di vista strategico nutrono un interesse a fa nascere il fondo misto, vale a dire l'Abi(alla riunione era presente il direttore generale, Giovanni Sabatini) e la Confindustria (era presente il direttore generale Giampaolo Galli).A questo punto il prossimo passaggio, previsto per la prossima settimana, è la definizione del ponte di comando,cioè lo steering committee della società di gestione del fondo, società che dovrebbe essere cooordinata da Montanino. Una volta tenuta a battesimo la Sgr, per far partire la quale bastano un paio di milioni (e nella quale quindi potrebbero mettere un gettone di presenza anche le associazioni datoriali) entreranno in campo, con un apporto di fondi molto più consistente, le banche e la Cassa depositi e prestiti: il first closing dovrebbe essere intorno al miliardo, ma l'obiettivo è arrivare nel tempo, coinvolgendo anche altri soggetti attraverso il collocamento delle quote, a un tetto di tre miliardi: sarà questa la dotazione di un fondo di private equity con una durata sui 10-15 anni e un target mirato su quelle imprese che abbiano un fatturato compreso fra i 10 e i 100 milioni: si tratta in pratica di circa 10-15 mila aziende, che hanno potenzialità di crescere e che possono essere interessate a fa entrare nel capitale, in posizione di minoranza questo particolare tipo di investitore istituzionale.

28 novembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

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